Cosa si può dire dell’ultima
notizia? Il Santo Padre è approdato sul Web 2.0. per la precisione su Twitter.
La pagina è attiva da poco e i follower sono già oltre 350 mila e sicuramente
il dato sarà destinato a crescere in modo esponenziale entro i prossimi giorni.
La pagina del Santo Padre riporta
il nome “Benedetto XVI”, mentre il link è un generico @pontifex e come qualche
dispettoso fa notare è fatto in modo da cambiare poi nome, quando ci sarà un
nuovo Pontefice. Maliziosa la risposta, tuttavia vera. La Chiesa è un’istituzione
ormai millenaria e Benedetto XVI è solo uno dei Pontefici della Santa Romana
Chiesa, per l’esattezza è il 265esimo rappresentate di Cristo in terra.
Al di l à dei facili giochi di
ironia è opportuno interrogarsi su
due punti: 1) perché una simile scelta? 2)quali sono le conseguenze?
Ormai è evidente a tutti che la
comunicazione digitale nel web 2.0. è diventata la forma più potente e utile
per far conoscere il proprio punto di vista sulle cose. Utilizzano internet
milioni e milioni di persone in ogni angolo del mondo (quelli che possono
permetterselo). La scelta di rendere accessibile la “Parola di Dio” secondo le
posizioni della Chiesa di Roma, anche tramite il Web 2.0. è un’ottima decisione
per raggiungere fedeli lontani e soprattutto quelli più giovani. Che il
risultato sia poi quello preventivato, è tutto da vedere. Sta di fatto che
anche il Papa ha capito che il Suo messaggio è sterile se non è orientato e
diffuso nel modo corretto.
Questo Papa sembra consapevole dell’importanza della
modernità e dei cambiamenti profondi che hanno interessato il mondo negli
ultimi decenni, per lo meno su questi temi, mentre sembra ignorare tutto il
resto. Rispetto al Suo predecessore, però, ha cercato di mantenere un certo
distacco rispetto alla gente e questo ha una sua logica. Il vestito bianco
indica l’abbandono della vita terrestre per diventare il rappresentante di
Cristo, una figura che dovrebbe essere distante. Da questa distanza deriva
molto del carisma e del potere del Pontefice. Giovanni Paolo II ha accorciato
questa distanza con la gente comune rendendo la Sua immagine accessibile,
semplice e alla portata di tutti: questo non ha giovato alla Chiesa né al Suo
messaggio. Si sente dire che Giovanni Paolo II ha riempito le Piazze e ha
sgombrato le Chiese. Papa Benedetto XVI suo malgrado è dovuto ricorrere a questo
modo di fare per riempire la Piazza, anche se non con lo stesso successo del
predecessore. Lo sbarco su Twitter è effetto di questo processo di
avvicinamento della figura del Pontefice alla gente. Ma per Benedetto XVI, l’essere
Pontefice, è ancora qualcosa di antico e tradizionale, significa essere
distante e lontano dai fatti mondani, non lasciarsi influenzare da loro. Per
molti sembra assurdo, ma questo Pontefice fa uso della Sua immagine in modo efficiente
per la Chiesa, più di quanto non abbia fatto Giovanni Paolo II, che ha centrato
tutto sul Suo personale carisma e ben poco sulla Chiesa come istituzione. Al di
là delle posizioni personali, comunque, posso interpretare la scelta del
Pontefice di utilizzare Twitter come un tentativo di modernizzazione, ma anche
di “marketing”. Sia per diffondere meglio il Suo messaggio e per raggiungere
coloro che lo sentono distante e che vogliono un contatto “apparentemente diretto”
sia per non lasciarsi schiacciare dal mutamento sociale, anche nelle forme di
comunicazione. Lo fa con una certa distanza nei modi, quel distacco che rende
il Suo ruolo quello di un tempo. Fatto sta, però, che mettersi su Twitter
significa anche esporsi a numerosi attacchi e numerose critiche, più o meno
simpatiche. Sarà interessante osservare in che modo saranno gestite queste forme
di dissenso e di critica da parte della Chiesa.
In conclusione, però, Benedetto
XVI ha iniziato la Sua opera di evangelizzazione online, direi una digievangelizzazione!
Adesso dovremmo vedere come si evolve il tutto, se lo scopo sarà raggiunto o se
questo comporterà un ulteriore indebolimento della Chiesa nella sua immagine di
istituzione millenaria.
____
Federico Quadrelli
Federico Quadrelli