Nell’articolo comparso in data 24 luglio 2011, sul Giornale, dal titolo “la strage in Norvegia, il razzismo è l’altra faccia del multiculturalismo” Magdi Cristiano Allam propone un’interpretazione tutta razzista del concetto di multiculturalismo.
Condivisibile è, senza alcun dubbio, l’affermazione che vuole il rifiuto assoluto di ogni genere di violenza, sia essa di matrice cristiana o di matrice musulmana. Per fortuna, vorrei dire. Tuttavia non manca la vena razzista e altrettanto fondamentalista che egli vuole condannare. La violenza esercitata da individui di fede musulmana sarebbe, secondo Magdi Cristiano Allam, legittimata dai testi sacri e dalla condotta di Maometto, mentre la violenza esercitata da un cristiano sarebbe senza legittimazione:
“La verità è che sia il terrorismo islamico sia quello neonazista, si fondano sulla supremazia della razza o della religione, nel caso di Anders Behrin Breivik indicata come «cristiana»,si equivalgono nella loro divisione faziosa dell’umanità dove loro, detentori di una verità assoluta che deve essere imposta con la forza, condividono sia il principio che chi non la pensa come loro non ha diritto di esistere sia la pratica della violenza per la realizzazione dei loro obiettivi. La differenza sostanziale è che mentre gli islamici che uccidono gli «infedeli » sono legittimati da ciò che ha ordinato loro Allah nel Corano e da quanto ha fatto Maometto, i cristiani che uccidono per qualsivoglia ragione lo fanno in flagrante contrasto con ciò che è scritto nei Vangeli.” (Magdi Cristiano Allam, 2011)
Primo punto fermo che vorrei evidenziare è che nessuna religione predica la violenza: le testimonianze di violenza che possono essere individuate nel Corano, piuttosto che nella Bibbia (ce ne sono parecchie) vanno ricondotte ad un contesto storico e sociale ben differente dal nostro. Le guerre erano questioni normali (anche se oggi non sembra essere cambiato molto). Tuttavia il messaggio che viene offerto dalle religioni è sempre quello del “no alla violenza” e “si al dialogo”.
Stupisce che Magdi Cristiano Allam voglia, malgrado questa terribile vicenda che ha sconvolto una nazione come la Norvegia, pacifica e rispettosa degli altri, fomentare odio e rabbia, inquadrando in una religione particolare, l’ISLAM un pericolo sempre e comunque insito nella dottrina, tralasciando questioni fondamentali: la responsabilità individuale prima di tutto. Colpisce e indigna che si voglia creare, tacitamente, odio dopo una manifestazione di odio come quella consumata ad Oslo, da un “norvegese, biondo, alto, di destra e fondamentalista cristiano”.
Sì, ogni fondamentalismo, sia esso ispirato a degenerazioni del pensiero islamico piuttosto che cristiano, è da condannare sempre e comunque. Ma trovo altrettanto deplorevole e condannabile, il volere sistematicamente identificare dei nemici in altre culture e religioni, approfittando di situazioni di panico e di sgomento.
Il secondo aspetto che trovo, aberrante, è l’associazione razzismo (violenza) e multiculturalismo. Magdi Cristiano Allam scrive: “Quanto alla causa di fondo di questi barbari attentati, essa risiede nell’ideologia del razzismo che, nel caso specifico dell’Occidente che s’ispira alla fede cristiana,è l’altra faccia della medaglia del multiculturalismo. Razzismo e multiculturalismo commettono l’errore di sovrapporre la dimensione della religione o delle idee con la dimensione della persona. L’ideologia del razzismo si fonda sulla tesi che dalla condanna della religione o delle idee altrui si debba procedere alla condanna di tutti coloro che a vario titolo fanno riferimento a quella religione o a quelle idee. Viceversa l’ideologia del multiculturalismo è la trasposizione in ambito sociale del relativismo che si fonda sulla tesi che per amare il prossimo si debba sposare la sua religione o le sue idee, mettendo sullo stesso piano tutte le religioni, culture, valori, immaginando che la civileconvivenza possa realizzarsi senza un comune collante valoriale e identitario” e prosegue “La Norvegia, al pari della Svezia, Gran Bretagna, Olanda e Germania, predica e pratica l’ideologia del multiculturalismo, concependo che l’accoglienza degli immigrati e più in generale il rapporto con il mondo della globalizzazione debbano portare a un cambiamento radicale della nostra civiltà, fino a vergognarci delle nostre radici giudaico- cristiane, a negare i valori non negoziabili, a tradire la nostra identità cristiana, ad anteporre l’amore per il prossimo alla salvaguardia dei legittimi interessi nazionali della popolazione autoctona, al punto da elargire a piene mani agli stranieri diritti e libertà senza chiedere loro l’ottemperanza dei doveri e il rispetto delle regole”. (Magdi Cristiano Allam)
Sembra quasi che le Nazioni che hanno fatto del dialogo, dell’accoglienza e del confronto un tratto distintivo della propria cultura e della propria politica si siano cercate quello che è successo. Orribile! Valori che sono profondamente cristiani come la tolleranza, l’accoglienza, il confronto, il perdono, il rispetto reciproco, vengono puntualmente calpestati dall’ignoranza e dalla cieca volontà di creare nemici e pericoli che non esistono. Quali sono le questioni realmente sociali che inducono a credere ciò? Nessuna, piuttosto le motivazioni personali di odio e di rabbia, che dovrebbero restare fuori dall’analisi della collettività. Trovo razzista anche questo modo di procedere: la tua personale esperienza non è metro di giudizio per l’esperienza del resto del mondo!
Siamo nella società della paura, con buona pace di Beck che parlava dell’insicurezza! Si fa leva sulla paura dell’altro in modo strisciante e tacito, il che è ancora più pericoloso della violenza diretta (Il sociologo Norvegese Galthung - non ha caso norvegese – costituì gli studi sulla pace, parlando di come violenza diretta e indiretta fossero correlate e come la seconda fosse realmente più pericolosa della prima). Invece di progredire verso una realtà sociale consapevole della propria multiculturalità si lotta affinché tale consapevolezza resti celata agli occhi delle persone, palesando pericoli inesistenti di cancellazione delle identità culturali specifiche e dei propri valori secolari (millenari). Chi manifesta un simile pensiero è fuori dalla storia, fuori dalla realtà sociale e sordo alle richieste di cambiamento che la società urla da tempo. Credere che il cristianesimo sia solo pace e che tutto dovrebbe essere ricondotto a questo è fallimentare, tanto come lo era per Comte credere che in una società industrializzata la guerra non avesse più motivo di esistere (probabilmente si, ma le due guerre mondiali hanno smentito il suo essere profeta di pace).
La società muta: che Magdi Cristiano Allam se ne renda conto, finalmente. Sono cambiate molte cose in due mila anni di storia, per fortuna. Multiculturalismo non è relativismo spregiudicato, dialogo e accoglienza non significano annullamento della propria identità. Le identità sono fluide, per usare un concetto caro al nostro Bauman, non sono date una volta per tutte, possono modificarsi nel tempo e dall’incontro di culture diverse e di pensieri diversi nasce il dibattito, che è l’ingrediente fondamentale per migliorarsi: siamo esseri intelligenti affermava Montesquieu, siamo capaci di modificare le leggi che ci auto-imponiamo, anche trasgredendole se ritenuto ingiuste. Nei paesi nordici esiste una cultura completamente differente dalla nostra: la responsabilità individuale è vista come capacità del singolo di saper scegliere cosa è giusto e cosa non lo è, di pensare razionalmente al bene e mette in evidenza la fiducia che si ha negli individui dotati di intelligenza. Da noi la responsabilità è imposta: esiste un’elité che si arroga il diritto di conoscere il bene e il male e pretende costantemente che tutti si adeguino a questa visione. Ebbene: no grazie.
L’esperienza terribile che ha coinvolto il popolo norvegese, offeso da un suo stesso componente, su moventi puramente ideologici e di odio, deve rafforzare la loro cultura plurale, aperta alla diversità, capace di fidarsi dell’essere umano e di ipotizzare un mondo migliore. E dovremmo cambiare noi, non loro: noi dovremmo eliminare le contrapposizioni razziste e anacronistiche basate su inesistenti precetti religiosi (per me Gesù non si riconoscerebbe in questa cristianità!) che vogliono porre la nostra cultura e religione su un gradino di superiorità. Noi dovremmo smettere di cavalcare la paura dell’altro per interessi politici ed economici (Chiesa inclusa). Il sistema occidentale deve andare verso il multiculturalismo, ancora più responsabile e radicato, perché è l’unica strada percorribile per trovare l’incontro e non lo scontro.
Perdere i propri valori è impossibile a meno che questi siano o deboli o non ci appartengano. Un apprendimento reciproco offre di più dello scontro costante dove l’uno vuole imporre all’altro la propria convinzione, ma se qualcuno dal dibattito intende mutarla questa sua convinzione, allora tanto meglio, anche questa è libertà. Si può discutere senza annullarsi, se Magdi Cristiano Allam teme di perdersi forse non ha una fede così forte, o si reputa troppo condizionabile, non so, ma che il suo timore lo coltivi per se, senza esigere che il mondo lo segua.
Il cambiamento è inevitabile, si può fare molto per frenarlo e per corromperlo, ma questo cambiamento avverrà comunque, tanto meglio sarebbe smettere di opporvisi ciecamente e decidere finalmente di “accettare” l’altro e le “altre culture”. Per non essere eccessivamente deterministico e fatalista, vorrei suggerire che il cambiamento (che in una visione eccessivamente positivista, vorrei concepire come inarrestabile) può essere però pilotato, gli individui e le collettività possono guidare il cambiamento se lo vogliono, questo potrebbe essere (o dovrebbe) lo specifico della specie umana, per evitare di essere schiavi di un disegno divino precostituito: ad oggi, se vuole prevalere lo scontro, la chiusura e l’ignoranza allora le prospettive sono di un cambiamento inesorabile e negativo che lascerà le cose ancora simili a 100 anni fa, dove sarà la violenza ancora ad essere l’ago della bilancia, fino a quando non ci distruggeremo allora. Se si vuole sotterrare l’ascia da guerra e provare ad essere meno arroganti e più aperti agli altri, pur fermi delle proprie convinzioni (con la possibilità di cambiarle, o che gli altri possano cambiarle) allora forse il cambiamento potrà essere reciprocamente vantaggioso a dispetto del mercato della guerra che rimane abbastanza redditizio per i paesi occidentali.
Vorrei allora dire “consapevolezza” e “comprensione” gli ingredienti del multiculturalismo, “ignoranza” e “miopia” gli ingredienti del razzismo.
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* Il link dell'articolo di Magdi Cristiano Allam, 24-07-2011: