E veniamo all'intervento della Senatrice Baio, su un
gioco di carte messo in commercio di recente (ometto volutamente nome del gioco
e autore).
Alcuni hanno gridato allo scandalo perché in Senato si
occupano di cose di questo tipo, ma la sostanza dell'intervento della Senatrice
è assolutamente condivisibile. Mi chiedo se qualcuno abbia o meno speso un
minuto per leggere questo intervento e se qualcuno abbia o meno fatto uno sforzo
per pensare alle eventuali conseguenze della messa in commercio di un
gioco che l'autore ha definito di satira sociale (mentre troverei più
appropriato la dicitura di “pornografia”) senza le dovute precauzione per i
minori da un lato e per la piaga della violenza sulle donne dall'altro.
Ci sono delle leggi e che piaccia o no vanno rispettate. La pornografia nonè illegale, se rispetta determinate regole e soprattutto se viene fatto tutto
il necessario per evitare che certo materiale possa essere accessibile da parte
dei minori. Non si può liquidare al questione affermando che “il prodotto è
arte” né tanto meno affermando che “può essere acquistato online” (a maggior
ragione, dato che non può essere verificato efficacemente chi è l’acquirente).
Il parlamento deve legiferare e occuparsi di questione molto serie, certo,
ma questo non significa che non debba occuparsi anche di altro, specialmente
quando ci sono gravi mancanze sul versante della tutela dei minori. Lo Stato ha il diritto/dovere di vigilare su ciò che accade, dalle cose più importanti a quelle meno importanti (almeno apparentemente) nei limiti previsti dalla Costituzione dalle Leggi. Se il gioco
è stato rimosso dalla vendita significa che certe regole non sono state
rispettate, altrimenti nessuno avrebbe potuto intervenire in tale senso, in una
Democrazia.
Non è certo questione di moralità o immoralità, di arte o non arte, si
tratta di mettere un limite all'accesso a materiale di un certo tipo, che da
parte di bambini o ragazzini può essere visto senza dubbio in un'ottica
completamente diversa dall'idea originale dell'autore (che comunque, personalmente,
faccio fatica a considerare un qualche cosa di filosofico, metafisico o di
critica sociale.......).
I casi di violenza sulle donne, specialmente tra i giovani, non sono rari e
così come non lo sono le violenze di gruppo e le pratiche denigratorie a danno
delle donne (ma non solo, posso citare transessuali, o omosessuali o anche
ragazze e ragazzi in senso più generale).
Non credo che un uomo di 40 anni abbia più cervello di un ragazzo di 15, in
virtù del dato anagrafico, ma i più giovani non hanno (a ragione o a torto) la
stessa capacità di discernimento di un adulto. in termini di rischio credo che
occorra tutelare i minori (dai 18 anni in giù, anche se l'età dei rapporti
sessuali consensuali si è abbassata attorno ai 13-14 anni e quindi anche la
conoscenza diretta di certe pratiche) e l'intervento della Senatrice, in questo
senso non mi sembra assolutamente inutile né fuori tema. Ripeto, che non mi
riferisco né alla moralità né alla immoralità dell'opera, ma al contenuto
educativo e alla legittimità di non porre limiti all'accesso di questa.
L’autore sostiene che è solo un “gioco”
e si scaglia contro altri giochi, da Risico a Monopoli. Difesa debole e banale.
Denota una totale mancanza di capacità argomentativa e una scarsa comprensione
di quello che effettivamente comporta un “gioco” per dei ragazzi. Il gioco è
molto serio, per i giovani e i giovanissimi. Certo, basta un po’ di conoscenza
in ambito psicologico per saperlo, ma non è certo richiesto a tutti. Il gioco è
un mezzo di interiorizzazione delle norme sociali e dei comportamenti, non è
solo “spasso”, non è “senza senso”. Per un adulto il gioco è forse questo, ma
per i più giovani no. Dai bambini ai ragazzi il gioco è una dimensione di
apprendimento e paradossalmente, una immagine reale di sesso tra due adulti
esercita nel ragazzo (fino ad una certa
età) repulsione e paura, perché vive l’azione come una violenza. Mentre questo
non vale per il gioco, che fa leva su una dimensione del tutto differente:
della fantasia e della immaginazione. Della costruzione delle idee e delle
proprie rappresentazioni della realtà.
L’intervento della Senatrice va in questa direzione. Non è il gioco in sé
il problema (o forse anche) bensì l’accessibilità a certo contenuti, che sono
comunque ambigui e possono essere ricondotti ad una fattispecie di reato. L’autore
si sente “indignato” perché viene mossa l’accusa di “incitare” alla violenza
sulle donne, ma la verità è che le pratiche indicate nel gioco sono effettivamente
pratiche denigratorie e lesive della dignità della donna (ma non solo, si
possono citare anche transessuali o omosessuali, o ragazzi e ragazze in senso
più generale).
Passando poi ad un’analisi più generica, sono perplesso e stupito che si
voglia indicare un’opera di “pornografia” (il che non ha una connotazione
morale, è una classificazione commerciale. Malgrado possa essere spesso usata per giustificare invece veri reati) come un’opera “di critica sociale” o
di “ironia sociale”. Il termine “ironia” deriva dal greco e significa “falsità”
e come figura retorica si richiama ad una “connessione con il reale” che viene
accentuata come “casuale”. Dalla definizione stessa va da sé che questo gioco
non può essere “ironico” giacché sfrutta immagini (rappresentazioni) più che
concrete, dirette e esplicitamente connesse a certe pratiche (nella fattispecie
sessuali) che tra l’altro sono espressione di casi veri di tragedie: stupri di
gruppo, violenza sulle donne, pratiche sessuali denigratorie. L’inclusione
delle droghe e delle azioni violente fa da cornice ad un qualche cosa che è sì
pornografia e “fantasia” perché rappresentato con disegni, ma che è rivolto
potenzialmente anche ad un pubblico non preparato e di minori, e non solo: le
regole del gioco stesso sembrano indicare (con sistema di premiazione) certe
condotte e pratiche. Certo che è finzione, ma l’effetto da valutare è “cosa
viene a crearsi nell’immaginario delle menti più suscettibili e inclini all'imitazione”?.
Il nesso tra azione pubblica e tutela dei minori, e censura potrebbe apparire
sovrapposto, ma a parere di chi scrive non è così. I gioco può essere venduto
in altro modo e con regole diverse ad un pubblico specifico.
Vedremo cosa accadrà prossimamente.