venerdì 19 ottobre 2012

Censura o lecito intervento dello Stato? Opto per il secondo!



E veniamo all'intervento della Senatrice Baio, su un gioco di carte messo in commercio di recente (ometto volutamente nome del gioco e autore).

Alcuni hanno gridato allo scandalo perché in Senato si occupano di cose di questo tipo, ma la sostanza dell'intervento della Senatrice è assolutamente condivisibile. Mi chiedo se qualcuno abbia o meno speso un minuto per leggere questo intervento e se qualcuno abbia o meno fatto uno sforzo per pensare alle eventuali conseguenze della messa in commercio di un gioco che l'autore ha definito di satira sociale (mentre troverei più appropriato la dicitura di “pornografia”) senza le dovute precauzione per i minori da un lato e per la piaga della violenza sulle donne dall'altro.

Ci sono delle leggi e che piaccia o no vanno rispettate. La pornografia nonè illegale, se rispetta determinate regole e soprattutto se viene fatto tutto il necessario per evitare che certo materiale possa essere accessibile da parte dei minori. Non si può liquidare al questione affermando che “il prodotto è arte” né tanto meno affermando che “può essere acquistato online” (a maggior ragione, dato che non può essere verificato efficacemente chi è l’acquirente).

Il parlamento deve legiferare e occuparsi di questione molto serie, certo, ma questo non significa che non debba occuparsi anche di altro, specialmente quando ci sono gravi mancanze sul versante della tutela dei minori. Lo Stato  ha il diritto/dovere di vigilare su ciò che accade, dalle cose più importanti a quelle meno importanti (almeno apparentemente) nei limiti previsti dalla Costituzione dalle Leggi. Se il gioco è stato rimosso dalla vendita significa che certe regole non sono state rispettate, altrimenti nessuno avrebbe potuto intervenire in tale senso, in una Democrazia.  

Non è certo questione di moralità o immoralità, di arte o non arte, si tratta di mettere un limite all'accesso a materiale di un certo tipo, che da parte di bambini o ragazzini può essere visto senza dubbio in un'ottica completamente diversa dall'idea originale dell'autore (che comunque, personalmente, faccio fatica a considerare un qualche cosa di filosofico, metafisico o di critica sociale.......).

I casi di violenza sulle donne, specialmente tra i giovani, non sono rari e così come non lo sono le violenze di gruppo e le pratiche denigratorie a danno delle donne (ma non solo, posso citare transessuali, o omosessuali o anche ragazze e ragazzi in senso più generale).

Non credo che un uomo di 40 anni abbia più cervello di un ragazzo di 15, in virtù del dato anagrafico, ma i più giovani non hanno (a ragione o a torto) la stessa capacità di discernimento di un adulto. in termini di rischio credo che occorra tutelare i minori (dai 18 anni in giù, anche se l'età dei rapporti sessuali consensuali si è abbassata attorno ai 13-14 anni e quindi anche la conoscenza diretta di certe pratiche) e l'intervento della Senatrice, in questo senso non mi sembra assolutamente inutile né fuori tema. Ripeto, che non mi riferisco né alla moralità né alla immoralità dell'opera, ma al contenuto educativo e alla legittimità di non porre limiti all'accesso di questa. 
L’autore sostiene che è solo un “gioco” e si scaglia contro altri giochi, da Risico a Monopoli. Difesa debole e banale. Denota una totale mancanza di capacità argomentativa e una scarsa comprensione di quello che effettivamente comporta un “gioco” per dei ragazzi. Il gioco è molto serio, per i giovani e i giovanissimi. Certo, basta un po’ di conoscenza in ambito psicologico per saperlo, ma non è certo richiesto a tutti. Il gioco è un mezzo di interiorizzazione delle norme sociali e dei comportamenti, non è solo “spasso”, non è “senza senso”. Per un adulto il gioco è forse questo, ma per i più giovani no. Dai bambini ai ragazzi il gioco è una dimensione di apprendimento e paradossalmente, una immagine reale di sesso tra due adulti esercita nel ragazzo (fino ad  una certa età) repulsione e paura, perché vive l’azione come una violenza. Mentre questo non vale per il gioco, che fa leva su una dimensione del tutto differente: della fantasia e della immaginazione. Della costruzione delle idee e delle proprie rappresentazioni della realtà.

L’intervento della Senatrice va in questa direzione. Non è il gioco in sé il problema (o forse anche) bensì l’accessibilità a certo contenuti, che sono comunque ambigui e possono essere ricondotti ad una fattispecie di reato. L’autore si sente “indignato” perché viene mossa l’accusa di “incitare” alla violenza sulle donne, ma la verità è che le pratiche indicate nel gioco sono effettivamente pratiche denigratorie e lesive della dignità della donna (ma non solo, si possono citare anche transessuali o omosessuali, o ragazzi e ragazze in senso più generale).

Passando poi ad un’analisi più generica, sono perplesso e stupito che si voglia indicare un’opera di “pornografia” (il che non ha una connotazione morale, è una classificazione commerciale. Malgrado possa essere spesso usata per giustificare invece veri reati) come un’opera “di critica sociale” o di “ironia sociale”. Il termine “ironia” deriva dal greco e significa “falsità” e come figura retorica si richiama ad una “connessione con il reale” che viene accentuata come “casuale”. Dalla definizione stessa va da sé che questo gioco non può essere “ironico” giacché sfrutta immagini (rappresentazioni) più che concrete, dirette e esplicitamente connesse a certe pratiche (nella fattispecie sessuali) che tra l’altro sono espressione di casi veri di tragedie: stupri di gruppo, violenza sulle donne, pratiche sessuali denigratorie. L’inclusione delle droghe e delle azioni violente fa da cornice ad un qualche cosa che è sì pornografia e “fantasia” perché rappresentato con disegni, ma che è rivolto potenzialmente anche ad un pubblico non preparato e di minori, e non solo: le regole del gioco stesso sembrano indicare (con sistema di premiazione) certe condotte e pratiche. Certo che è finzione, ma l’effetto da valutare è “cosa viene a crearsi nell’immaginario delle menti più suscettibili e inclini all'imitazione”?. 

Il nesso tra azione pubblica e tutela dei minori, e censura potrebbe apparire sovrapposto, ma a parere di chi scrive non è così. I gioco può essere venduto in altro modo e con regole diverse ad un pubblico specifico. 

Vedremo cosa accadrà prossimamente. 

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