In questo periodo non si fa altro
che parlare della Chiesa e di quanto accaduto con le dimissioni Benedetto XVI e
con l’elezione di Francesco. Oggi parliamo ancora della Chiesa perché per la
prima volta in assoluto, due Pontefici si incontrano, successore e
predecessore, in “fratellanza”. Poteva essere già accaduto in passato, in
effetti avvenne con Bonifacio VIII e il predecessore Celestino V, ma non fu
niente di “fraterno”, tant’è che Bonifacio fece arrestare Celestino V dal Re di
Francia e lo fece rinchiudere nella Rocca di Fumone, per timore che questi
potesse avanzare poi pretese nei suoi confronti, nei giochi di potere della
Chiesa da parte dei Cardinali. Bonifacio VIII seppellì Celestino V in effetti,
celebrando i funerali quando questi morì.
Non sono un fervente cattolico,
ma non posso non riconoscere la grandiosità di questo incontro, fatto di
umiltà. Francesco è “amico” di Benedetto. Quest’ultimo non vuole prevaricare il
nuovo Pontefice e si allarma quando questi non si mette al posto d’onore, ma
gli prende la mano e lo fa sedere dicendogli “siamo fratelli”.
Le immagini di questo incontro
resteranno impresse nella storia. Forse la Chiesa sta vivendo una sua primavera
dopo secoli di medioevo. Non dobbiamo certo aspettarci cambiamenti epocali
nella sostanza degli insegnamenti, ma la forma ha subito una profonda
trasformazione. Sarà interessante ragionare anche se questa apertura umile e
questa umanizzazione della figura del Sommo Pontefice non rischi di indebolire
in modo eccessivo la Chiesa come istituzione.
Possiamo anche avere dubbi di ogni genere e non avere in simpatia
nessuno di questi due Pontefici, non mi esprimo in tal senso, ma non posso
negare che questo incontro, queste parole e questi gesti, mi hanno fatto provare
una sensazione di tenerezza.
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Federico Quadrelli, Sociologo
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