Habemus Papam...
Il
10 febbario 2013, il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha dichiarato pubblicamente
la decisione di abbandonare il ministero
petrino.
Per la prima volta dopo seicento anni un Pontefice decide di rimettere il proprio mandato, dopo una riflessione profonda con “Dio” (in effetti le dimissioni di un Pontefice non vengono date a nessuno e non sono soggette ad accettazione, il Pontefice è artefice di ogni decisione). Il caso più noto nella storia della Chiesa risale a Celestino V, il Papa “del gran rifiuto” che Dante collocò nell’inferno. Celestino V rinuncia al Suo ministero nel 1294 affermando “ Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale”.
Per la prima volta dopo seicento anni un Pontefice decide di rimettere il proprio mandato, dopo una riflessione profonda con “Dio” (in effetti le dimissioni di un Pontefice non vengono date a nessuno e non sono soggette ad accettazione, il Pontefice è artefice di ogni decisione). Il caso più noto nella storia della Chiesa risale a Celestino V, il Papa “del gran rifiuto” che Dante collocò nell’inferno. Celestino V rinuncia al Suo ministero nel 1294 affermando “ Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale”.
Nella
declaratio il Papa ammette di non
poter più assolvere al suo magistero: “dopo aver ripetutamente esaminato la mia
coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per
l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero
petrino”. Il gesto di Bendetto XVI è rivoluzionario. Benedetto XVI procede con
la declaratio affermando che “nel
mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande
rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e
annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia
dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da
dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me
affidato”. Il gesto racchiude in sé un significato molto importante: in primis, il Pontefice abbatte l’idea
che non ci sia alternativa ad un percorso che apparentemente sembra essere a
senso unico e senza possibilità di fare marcia indietro. In secondo luogo,
colui che ha strenuamente difeso i valori della Chiesa nella loro forma più
tradizionale, tanto da essere considerato un Papa conservatore se non
antistorico, applica in pieno i valori del ConcilioVaticano II.
Lo
spirito della modernità ha travolto anche la Chiesa. Il Sommo Pontefice
Benedetto XVI si è fatto testimone di questo cambiamento. Non è in questa sede
che si vuole argomentare sulle motivazioni: se è per ingravescente aetate o per altre ragioni. Il punto essenziale
consiste nella rinuncia, la rinuncia al ministero petrino. Il Sommo Pontefice
lascia con umiltà e con un gesto rivoluzionario per la Chiesa, un gesto che ha
colpito credenti e non credenti: può un Papa dimettersi? Può un Papa decidere
di non assolvere al Suo dovere, quello imposto volontà dello Spirito Santo per
mezzo del collegio cardinalizio? La domanda è stata per giorni proposta sui
giornali e nei dibattiti. La risposta è molto semplice: si, un Pontefice può
abdicare (non dimettersi, ma rinunciare) in virtù delle norme del Diritto
Canonico e in virtù di quanto fatto dal Papa stesso.
Colpisce
la serenità con cui Bendetto XVI ha riposto il suo mandato incaricando i
cardinali di allestire il nuovo conclave. L’interrogativo adesso è se il nuovo
Pontefice sarà o meno in grado di affrontare le grandi trasformazioni che
interessano la società contemporanea e le istituzioni, anche la Chiesa.
Jorge Mario Bergoglio, Cardinale di Buenos Aires, gesuita, viene eletto Pontefice con il nome di Francesco I. Una nuova rivoluzione nella Chiesa?
Bergoglio è il
primo Pontefice della storia della Chiesa non europeo, infatti, malgrado le
origini italiane (il bis nonno era piemontese) è nato e vissuto in Argentina.
Anche il nome scelto è una rivoluzione: Francesco, il nome del Santo patrono
d’Italia, colui che si stracciò le vesti per abbandonare le ricchezze
materiali. Si dice che Innocenzo III ebbe un sogno, la Chiesa in disgrazia
veniva salvata da Francesco. Quella visione spinse l’allora Pontefice a
riconoscere l’ordine dei francescani, nella convinzione che questo fosse nella
volontà di Dio. Ebbene, a distanza di quasi mille anni, un Francesco entra
nella storia, come nuovo Sommo Pontefice della Chiesa di Roma. Il simbolismo è
potente. L’eredità lasciata da Giovanni Paolo II e quella di Benedetto XVI sono
ora nelle mani di questo gesuita, il primo in assoluto del suo ordine ad essere
scelto come Vescovo di Roma. La spinta innovativa può veramente essere data da questo Papa gesuita?
C’è
da chiedersi se un uomo di 76 anni, appartenente ad un ordine come quello dei
gesuiti, possa effettivamente far fronte ai venti di cambiamento che hanno
investito la Chiesa e il mondo. C’è da chiedersi se al di là dei simbolismi
questo nuovo Pontefice possa o meno affrontare gli scandali che hanno
interessato ampie fasce del clero, soprattutto negli Stati Uniti e le continue
lotte di potere che da secoli, forse fin dai primi tempi, hanno caratterizzato
la storia del Papato.
Benedetto XVI ha aperto al successore una strada
inedita, ricca di possibilità. Ha però anche lasciato una grande responsabilità
al neo eletto: riformare la Curia, affrontare lo “sporco” all’interno del corpo
clericale, fare pulizia e ristrutturare il senso stesso della Chiesa. Non
possiamo però ignorare il fatto che alle spalle di questo Pontefice ci sono
eventi poco nitidi. Tuttavia, non si può ignorare il fatto che a Jorge Mario
Bergoglio vengano contestate posizioni morbide o compiacenti con la dittatura
in Argentina e vengono rimproverate posizioni radicali nei confronti
dell’omosessualità e nei confronti delle donne. Viene considerato un
progressista, eppure le sue posizioni sono molto conservatrici: la visione
della donna, dell’omosessualità, dei costumi. Forse questa novità rischia di
essere una novità non troppo positiva.
In occasione dell’approvazione
in Argentina delle tutele alle coppie omosessuali ebbe a dire che “questa non èuna semplice lotta politica, è un tentativo di annientare il piano di Dio”. Anche nei confronti delle
donne non presenta posizioni innovative. In occasione dell’elezione di Cristina Kirchner disse
che "le donne sono
naturalmente inadatte per compiti politici. L'ordine naturale ed i fatti ci insegnano che l'uomoè un uomo politico per eccellenza, le Scritture ci mostrano che le donne dasempre supportano il pensare e il creare dell'uomo, ma niente più diquesto".
Dobbiamo augurarci che la terribile profezia del Vescovo Malachia non si
avveri: l’ultimo Pontefice avrebbe dovuto chiamarsi Pietro II, ma abbiamo un
Francesco I. Doveva essere un Papa nero, ma in verità il colore è quello dei
gesuiti, del “padre generale”, il Papa nero appunto. I gesuiti, infatti, devono fare un voto di obbedienza
anche nei confronti del Padre Generale. In un recente articolo è stato
osservato che non ci sarà inconciliabilità tra il voto di obbedienza di un ex
gesuita al Padre Generale e la figura che ora Bargoglio ricopre in quanto
Vescovo di Roma, Sommo Pontefice.
Contraddizioni e paradossi caratterizzano questo periodo storico, anche per la Chiesa: per la prima volta due Pontefici coesistono e si confrontano. Per la prima volta due Pontefici si parlano, successore e predecessore. Questo Pontificato si apre all’insegna del nuovo, della novità. Ma di che entità saranno? Che qualità? Positive o negative?
Contraddizioni e paradossi caratterizzano questo periodo storico, anche per la Chiesa: per la prima volta due Pontefici coesistono e si confrontano. Per la prima volta due Pontefici si parlano, successore e predecessore. Questo Pontificato si apre all’insegna del nuovo, della novità. Ma di che entità saranno? Che qualità? Positive o negative?
Il motto scelto da Francesco I è “Miserando atque Eligendo” tratto dal Vangelo di Matteo. Gesù si rivolge ad un pubblicano e Matteo racconta che “lo guardò con misericordia e lo scelse”. Anche il motto esprime un senso di umiltà profonda e forse di consapevolezza della propria fragilità umana. Da oggi il Papa non è Re assoluto, se non nella carta e non è più infallibile. Benedetto XVI ha reso tutto questo possibile con la sua esperienza petrina: dai dibattiti e dai confronti con il mondo laico e non solo, dalle accuse e dalle continue giustificazioni alle sue scelte, fino all’atto estremo della rinuncia al soglio di Pietro. Francesco I inizia ora con un motto di umiltà profonda e con la parola “misericordia” come punto di riferimento.
Il tempo ci dirà se lo Spirito Santo, che nella
cerimonia ha guidato la scelta dei Cardinali, secondo quanto previsto dal rito
cattolico, ci ha visto giusto oppure no. Nel frattempo qualcuno inizia a rimpiangere Bendetto XVI. Quali saranno gli sviluppi successivi? Come si muoverà questo nuovo Papa? Come gestirà la convivenza con un Papa Emerito?
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Federico
Quadrelli
*Le foto sono state recuperate online su google, alcune fonti indicano che sono recuperate dal sito della Santa Sede. Cito la fonte: http://www.vatican.va/phome_it.htm
*Le foto sono state recuperate online su google, alcune fonti indicano che sono recuperate dal sito della Santa Sede. Cito la fonte: http://www.vatican.va/phome_it.htm
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