giovedì 14 marzo 2013

Riflessioni sull'elezione del nuovo Pontefice


Habemus Papam...


Il 10 febbario 2013, il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha  dichiarato pubblicamente la decisione di abbandonare il ministero 
petrino
Per la prima volta dopo seicento anni un Pontefice decide di rimettere il proprio mandato, dopo una riflessione profonda con “Dio” (in effetti le dimissioni di un Pontefice non vengono date a nessuno e non sono soggette ad accettazione, il Pontefice è artefice di ogni decisione). Il caso più noto nella storia della Chiesa risale a Celestino V, il Papa “del gran rifiuto” che Dante collocò nell’inferno. Celestino V rinuncia al Suo ministero nel 1294 affermando “ Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale”. 

Nella declaratio il Papa ammette di non poter più assolvere al suo magistero: “dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. Il gesto di Bendetto XVI è rivoluzionario. Benedetto XVI procede con la declaratio affermando che “nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”. Il gesto racchiude in sé un significato molto importante: in primis, il Pontefice abbatte l’idea che non ci sia alternativa ad un percorso che apparentemente sembra essere a senso unico e senza possibilità di fare marcia indietro. In secondo luogo, colui che ha strenuamente difeso i valori della Chiesa nella loro forma più tradizionale, tanto da essere considerato un Papa conservatore se non antistorico, applica in pieno i valori del ConcilioVaticano II. 

Lo spirito della modernità ha travolto anche la Chiesa. Il Sommo Pontefice Benedetto XVI si è fatto testimone di questo cambiamento. Non è in questa sede che si vuole argomentare sulle motivazioni: se è per ingravescente aetate o per altre ragioni. Il punto essenziale consiste nella rinuncia, la rinuncia al ministero petrino. Il Sommo Pontefice lascia con umiltà e con un gesto rivoluzionario per la Chiesa, un gesto che ha colpito credenti e non credenti: può un Papa dimettersi? Può un Papa decidere di non assolvere al Suo dovere, quello imposto volontà dello Spirito Santo per mezzo del collegio cardinalizio? La domanda è stata per giorni proposta sui giornali e nei dibattiti. La risposta è molto semplice: si, un Pontefice può abdicare (non dimettersi, ma rinunciare) in virtù delle norme del Diritto Canonico e in virtù di quanto fatto dal Papa stesso.
Colpisce la serenità con cui Bendetto XVI ha riposto il suo mandato incaricando i cardinali di allestire il nuovo conclave. L’interrogativo adesso è se il nuovo Pontefice sarà o meno in grado di affrontare le grandi trasformazioni che interessano la società contemporanea e le istituzioni, anche la Chiesa. 

Jorge Mario Bergoglio, Cardinale di Buenos Aires, gesuita, viene eletto Pontefice con il nome di Francesco I. Una nuova rivoluzione nella Chiesa?
Bergoglio è il primo Pontefice della storia della Chiesa non europeo, infatti, malgrado le origini italiane (il bis nonno era piemontese) è nato e vissuto in Argentina. Anche il nome scelto è una rivoluzione: Francesco, il nome del Santo patrono d’Italia, colui che si stracciò le vesti per abbandonare le ricchezze materiali. Si dice che Innocenzo III ebbe un sogno, la Chiesa in disgrazia veniva salvata da Francesco. Quella visione spinse l’allora Pontefice a riconoscere l’ordine dei francescani, nella convinzione che questo fosse nella volontà di Dio. Ebbene, a distanza di quasi mille anni, un Francesco entra nella storia, come nuovo Sommo Pontefice della Chiesa di Roma. Il simbolismo è potente. L’eredità lasciata da Giovanni Paolo II e quella di Benedetto XVI sono ora nelle mani di questo gesuita, il primo in assoluto del suo ordine ad essere scelto come Vescovo di Roma. La spinta innovativa può veramente essere data da questo Papa gesuita? 

C’è da chiedersi se un uomo di 76 anni, appartenente ad un ordine come quello dei gesuiti, possa effettivamente far fronte ai venti di cambiamento che hanno investito la Chiesa e il mondo. C’è da chiedersi se al di là dei simbolismi questo nuovo Pontefice possa o meno affrontare gli scandali che hanno interessato ampie fasce del clero, soprattutto negli Stati Uniti e le continue lotte di potere che da secoli, forse fin dai primi tempi, hanno caratterizzato la storia del Papato. 

Benedetto XVI ha aperto al successore una strada inedita, ricca di possibilità. Ha però anche lasciato una grande responsabilità al neo eletto: riformare la Curia, affrontare lo “sporco” all’interno del corpo clericale, fare pulizia e ristrutturare il senso stesso della Chiesa. Non possiamo però ignorare il fatto che alle spalle di questo Pontefice ci sono eventi poco nitidi. Tuttavia, non si può ignorare il fatto che a Jorge Mario Bergoglio vengano contestate posizioni morbide o compiacenti con la dittatura in Argentina e vengono rimproverate posizioni radicali nei confronti dell’omosessualità e nei confronti delle donne. Viene considerato un progressista, eppure le sue posizioni sono molto conservatrici: la visione della donna, dell’omosessualità, dei costumi. Forse questa novità rischia di essere una novità non troppo positiva.
In occasione dell’approvazione in Argentina delle tutele alle coppie omosessuali ebbe a dire che “questa non èuna semplice lotta politica, è un tentativo di annientare il piano di Dio”. Anche nei confronti delle donne non presenta posizioni innovative. In occasione dell’elezione di Cristina Kirchner disse che "le donne sono naturalmente inadatte per compiti politici. L'ordine naturale ed i fatti ci insegnano che l'uomoè un uomo politico per eccellenza, le Scritture ci mostrano che le donne dasempre supportano il pensare e il creare dell'uomo, ma niente più diquesto".


Dobbiamo augurarci che la terribile profezia del Vescovo Malachia non si avveri: l’ultimo Pontefice avrebbe dovuto chiamarsi Pietro II, ma abbiamo un Francesco I. Doveva essere un Papa nero, ma in verità il colore è quello dei gesuiti, del “padre generale”, il Papa nero appunto.  I gesuiti, infatti, devono fare un voto di obbedienza anche nei confronti del Padre Generale. In un recente articolo è stato osservato che non ci sarà inconciliabilità tra il voto di obbedienza di un ex gesuita al Padre Generale e la figura che ora Bargoglio ricopre in quanto Vescovo di Roma, Sommo Pontefice. 

Contraddizioni e paradossi caratterizzano questo periodo storico, anche per la Chiesa: per la prima volta due Pontefici coesistono e si confrontano. Per la prima volta due Pontefici si parlano, successore e predecessore. Questo Pontificato si apre all’insegna del nuovo, della novità. Ma di che entità saranno? Che qualità? Positive o negative? 

Il motto scelto da Francesco I è “Miserando atque Eligendo” tratto dal Vangelo di Matteo. Gesù si rivolge ad un pubblicano e Matteo racconta che “lo guardò con misericordia e lo scelse”. Anche il motto esprime un senso di umiltà profonda e forse di consapevolezza della propria fragilità umana. Da oggi il Papa non è Re assoluto, se non nella carta e non è più infallibile. Benedetto XVI ha reso tutto questo possibile con la sua esperienza petrina: dai dibattiti e dai confronti con il mondo laico e non solo, dalle accuse e dalle continue giustificazioni alle sue scelte, fino all’atto estremo della rinuncia al soglio di Pietro. Francesco I inizia ora con un motto di umiltà profonda e con la parola “misericordia” come punto di riferimento.

Il tempo ci dirà se lo Spirito Santo, che nella cerimonia ha guidato la scelta dei Cardinali, secondo quanto previsto dal rito cattolico, ci ha visto giusto oppure no. Nel frattempo qualcuno inizia a rimpiangere Bendetto XVI. Quali saranno gli sviluppi successivi? Come si muoverà questo nuovo Papa? Come gestirà la convivenza con un Papa Emerito?

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Federico Quadrelli 
*Le foto sono state recuperate online su google, alcune fonti indicano che sono recuperate dal sito della Santa Sede. Cito la fonte:  http://www.vatican.va/phome_it.htm

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